Come curare l’alluce valgo
In termini di cura dell’alluce valgo, ricorrere alla chirurgia è l’unica possibilità. Il medico avrà bisogno di considerare diversi fattori prima di operarvi, tra cui la gravità del caso, l’età, lo stato di salute e il tipo di attività lavorativa e sportiva svolte. Bisogna anche ricordare che, pur essendo un intervento abbastanza frequente, eseguito in anestesia locale o spinale, rimane comunque un intervento chirurgico e, in quanto tale, non va preso alla leggera. Per questo, tende a essere sconsigliato per scopi puramente estetici o senza aver almeno tentato i rimedi di tipo conservativo. Stabilita la necessità dell’intervento, è il medico a scegliere la tecnica con cui operare, basandosi sulla gravità del caso e sulla propria esperienza. Le procedure chirurgiche possibili per la cura dell’alluce valgo sono diverse e non ne esiste una che vada bene per qualunque caso e qualunque paziente.
Il rischio di complicanze e problemi, infatti, aumenta in presenza di altre patologie; inoltre, non sempre dopo l’operazione si riesce a tornare allo stato precedente alla comparsa dei sintomi ed è possibile una riduzione della mobilità delle dita. Ovviamente, bisogna tenerne conto in determinati contesti lavorativi e sportivi.
La chirurgia tradizionale si definisce anche “a cielo aperto” poiché, attraverso l’incisione praticata, per il medico è possibile vedere direttamente quello che viene fatto durante l’operazione. All’interno della chirurgia tradizionale, esistono diverse tecniche per la correzione e cura dell’alluce valgo, solitamente conosciute con un nome proprio (ad esempio Chevron o Scarf). Ciò che hanno in comune è che si pratica un’osteotomia, cioè il taglio dell’osso dell’alluce, e si riposiziona la prima testa metatarsale; poi, l’osso si fissa con dei mezzi di sintesi, per mantenere la posizione durante la guarigione. Le differenze tra le varie tecniche riguardano: Spesso, inoltre, si praticano correzioni in altre zone dell’avampiede (tendini, tessuti, correzione di metatarsalgia o disturbi alle dita provocati dall’alluce valgo). Dopo l’operazione, il paziente assume analgesici; normalmente la dimissione, specie se l’intervento è stato effettuato in regime di convenzione, avviene il giorno dopo, con un bendaggio e delle scarpe post-operatorie speciali per garantire l’appoggio del piede esclusivamente sul tallone. Dopo qualche giorno di riposo, si può cominciare a camminare, sempre utilizzando la calzatura ortopedica. Si potrà appoggiare del tutto il piede solo dopo il via libera del medico. Si ritorna alla vita normale, lavorativa e sportiva, dopo circa 3 o 4 mesi (prima per quanto riguarda la guida dell’auto e la ripresa di un lavoro d’ufficio). Nel frattempo, il piede sarà gonfio, andrà tenuto sollevato il più possibile e si dovranno usare scarpe comode. Inoltre, esistono degli esercizi che si possono fare a casa per aiutare la riabilitazione, ma è fondamentale eseguirli su istruzione dello specialista e non ricorrendo al “fai da te”. Le complicanze sono piuttosto rare e dipendono dalla gravità del caso, dal tipo di intervento necessario e dalla salute del paziente. Comprendono: Spesso l’alluce è visibilmente più corto di prima, siccome durante l’operazione il medico taglia l’osso e ne rimuove una parte per poter effettuare la correzione.Chirurgia tradizionale
Tecniche
Post-operatorio
Complicanze e conseguenze
Questa tecnica è di invenzione relativamente recente (è nata negli Stati Uniti negli anni ’90) e ha differenze fondamentali rispetto alla chirurgia tradizionale. Dove la chirurgia tradizionale si definisce “a cielo aperto”, la chirurgia percutanea si serve di mini-incisioni nella pelle attraverso cui si introducono strumenti chirurgici di dimensioni ridotte, come le frese da dentista e i bisturi da microchirurgia. Con questi strumenti, si leviga l’esostosi dell’alluce (l’escrescenza ossea caratteristica) e si pratica un’osteotomia, con la successiva correzione del metatarso. Non vengono utilizzati mezzi di sintesi ma soltanto un bendaggio che andrà poi cambiato dal medico. L’intervento dura circa 20 minuti, si effettua in anestesia locale ed è possibile tornare a deambulare subito dopo. La dimissione avviene in giornata e il recupero è molto più veloce. Grazie alla rapidità dell’operazione e del recupero, questo tipo di chirurgia per la cura dell’alluce valgo è ovviamente preferito dai pazienti e anche da molti medici. Tuttavia, ci sono pareri discordanti sulla sua efficacia e sulla sua precisione. Molti medici continuano a preferire la chirurgia tradizionale o ricorrono alla percutanea solo in determinati casi. Le obiezioni più frequenti sono: L’intervento di chirurgia percutanea si pratica senza l’uso del laccio emostatico: questo fa diminuire molto la possibilità di sviluppare una trombosi venosa. D’altra parte, l’intervento “a cielo chiuso”, anche se eseguito da mani esperte, può avere come conseguenza non solo l’accorciamento dell’alluce, ma anche una ipo-correzione (ossia una correzione insufficiente) o danni articolari. Negli ultimi anni, si sta diffondendo l’utilizzo di una tecnica mista, volta a unire i pro della chirurgia tradizionale e della percutanea, cercando di eliminare i contro. Questo tipo di tecnica prevede: Se la decisione di operare è opportuna e l’intervento si esegue in modo corretto, la maggior parte dei pazienti (circa l’85%) è soddisfatta del risultato. Oltre alle possibili conseguenze (l’accorciamento dell’alluce e la rigidità del dito), è comunque possibile che, col tempo, si perda la correzione e torni la deformità del dito. Stando alle statistiche, la recidiva è molto più probabile nei casi di chirurgia percutanea. Bisogna tenere ben presente questo fattore quando si decide di sottoporsi all’operazione, poiché intervenire su un alluce valgo recidivo o correggere un intervento “sbagliato” è molto più difficile, a volte persino impossibile. Senza alcun dubbio, un elemento molto importante nella prevenzione della recidiva e, quindi, nella completa cura dell’alluce valgo, è l’individuazione delle cause che hanno portato all’insorgenza della patologia. Qualora i piedi siano affetti da problemi di tipo morfologico o si tenda ad utilizzare calzature sbagliate, è necessario ricorrere a correzioni e accorgimenti per diminuire ulteriormente le possibilità di recidiva. Una valutazione podologica e posturale comprensiva di esame baropodometrico, è in grado di rilevare problemi morfologici e lo specialista potrà consigliare al meglio per quanto riguarda calzature adatte ed eventuali plantari su misura.Chirurgia mini-invasiva o percutanea
In cosa consiste?
Pareri discordanti
Complicanze e conseguenze
Tecnica mista
Riuscita dell’operazione e recidiva
A cura dello staff Fisiopodos I nostri approfondimenti comprendono conoscenze, consigli, rimedi e suggerimenti di carattere generale. Non devono assolutamente sostituirsi al parere del medico curante o altri specialisti, a cui è sempre fondamentale rivolgersi prima di intraprendere qualunque percorso di cura
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